martedì 20 novembre 2012

spezzati oh canna, ti prego spezzati





sottile, si piega al vento, ben piantata nell'arena la canna in vetroresina si curva fino  quasi a toccare le onde che lambiscono la base ove si trova l'impugnatura su cui è fissato il rocchetto in alluminio. Ma cosa significa se non la solitudine di un elemento o di un essere, sprofondato nel silenzio interrotto solo dallo sciacquio  delle onde? E cosa aspetta? Perché anche l'uomo l'ha abbandonata?, perché è rimasta sola senza che una mano la stringa forte per farla sentire sicura?. Aspetta canna, aspetta la tua preda ingenua e oblunga, forma vivente che coll'inganno si aggancia al tuo destino in un abbraccio di morte. Ma il vento copre ogni rumore e tu vibri strattonata dalla disperazione della tua miserabile e sciocca vittima attratta da un inganno, dal boccone avvelenato che luccica ma non regala nulla se non la morte. Proprio come nella vita reale. E tu rimarrai sola ad aspettare la prossima sciocca e affamata preda. Senza accorgerti che sei schiava del volere di altri strumento di morte e non di vita. Canna oh canna spezzati ma non piegarti più all'altrui volere.

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